Francisco Gomez Paz, Paolo Rizzatto
L'idea era quella di un fulcro luminoso sfavillante - il centro è sempre la luce - quindi l'idea era di fare una luce che non fosse una luce discreta, romantica, ma una luce che aleggia sfavillante e festosa, riempie l'ambiente e crea meraviglia. Questo era il desiderio di base che corrisponde all'essenza del lampadario: ossia la luce, la concentrazione e la sfavillante frantumazione. Non una luce d'effetto, non una luce scenografica, non una luce pacata, gemütlich, del paralume che crea contrasti fra zone di luce e zone d'ombra, ma un volume di luce che illumina e riempie lo spazio. Questo era il fulcro.Ovviamente chi aveva già fatto questo - da qui il discorso sulla tipologia - e aveva creato grandissime meraviglie erano i famosi lampadari di cristallo di Boemia e in vetro soffiato di Murano con cui era difficilissimo confrontarsi: ci paralizzavano perché qualunque cosa tu facessi era meno bello. E questo, anche nell'inconscio, faceva si che certe idee che c'erano, galleggiavano, non andavano bene.