Ovviamente tutte le persone per cui ho lavorato hanno un domicilio e voglio soltanto sottolineare che la casa può richiedere dei luoghi in cui rifugiarsi, quasi si fosse degli homeless, soprattutto quando insorge una sorta di "malattia dell'abitare" e il centro della casa tende a essere trascurato sino a diventare uno spazio vuoto, una sorta di interstizio tra varie costellazioni periferiche. Ora, anche se per chi possiede una dimora vera e propria non viene meno l'aspirazione a intendere la casa come la più perfetta espressione del sé dove ci si può ritirare dal mondo, nondimeno in questo gioco di case, corpi e spazi si affaccia la sensazione perturbante dello straniamento all'interno delle pareti domestiche e la spinta a un vagabondaggio interno è inevitabile mentre a un tempo il mondo esterno si insedia inesorabilmente dentro le mura domestiche con i media, le merci, il web, ecc. Prendendo forme sempre diverse si può dire che sensazioni di inquietudine, direttamente innestate nel cuore della normalità quotidiana dell'uomo diventato sedentario, hanno accompagnato l'esperienza umana sempre.
Luoghi dove si può abitare - Intro
Fuori l'architettura - Casa sul lago, Como 1995-1999
Penthouse - Villa urbana, Milano 2001
Case abbinate - Case alla Morlana, Gorle (Bergamo) 1991 - 1995
La soglia - Appartamento, Milano 2003
Rooftop architecture - Casa, Torino 2007-2008
Homeless - Installazione 592-366-266 (omaggio al Cabanon di LC), Milano 2005
Piante, prospetti, sezioni